ARTIGIANI
ARTISTI E RICICLATORI.
È PROPRIO
QUEL ”RICICLATORI” CHE FA LA DIFFERENZA
Chiedo scusa
in anticipo se sarò lungo e magari noioso, contrariamente alle mie abitudini,
ma per arrivare ai giorni nostri mi corre una premessa e poi andare indietro nel
tempo, molto indietro.
Premessa.
Non pochi di quelli che mi apprezzano chiedono che scriva l’autobiografia. Io
rispondo sistematicamente che fino a che avrò intatte passione, visionarietà,
indignazione e soprattutto lucidità
questa sì rivoluzionaria, l’autobiografia che mi riguarda sta nel
presente, nelle migliaia di pagine dei miei libri, nelle iniziative
ininterrotte, e nei numerosi sogni ad occhi aperti riguardo al futuro.
Però. Però
adesso che ho il “mio” sito, Strade Bianche per l’appunto, dove posso parlare
come mi pare ne approfitto nel segnalare eventi vari, di raccontare pezzi di
mia storia che, posso assicurare, non è mai stata privata. Insomma un’autobiografia
a puntate e chissà per quanto tempo. Preparatevi!
Capitolo
artigiani artisti e riciclatori. La storia comincia 33 anni fa. Io da qualche
anno abitavo ad Elmo, in aperta campagna, dove tutt’ora risiedo in compagnia di
2 gatti. Allora, trentatre anni fa, un po’da solo e un po’ coi compagni di
Terra Rossa, incendiaria cooperativa agricola giovanile, che questa è un’altra
storia.
In quegli
stessi anni e poi per molti ancora s’era insediata una vasta e sparsa comunità
di figli dei fiori e di ex sessantottini. Ci frequentavamo tra di noi e poi
frequentavamo cantine, bar e locande, e morta li. A me venne l’idea di scendere
in piazza pubblica per proporre artigianato autoprodotto che tutti, più o meno
creavano, ed altri manufatti, della erboristeria o trasformazione alimentare.
La proposta
piacque tanto che di li a poco, a maggio, occupammo con decine di banchi
colorati la grande piazza di S. Quirico, la frazione più vicina a Sorano, il
capoluogo. Noi per primi fummo stupiti del successo (uso per comodità questa
brutta parola), di folla, follia, e anche di vendite. Tanto stupiti che
decidemmo di costituirci in Associazione andando perfino dal notaio per
registrarla, in carovana con tanto di bambini e cani, come si andava ai
concerti, e di richiedere all’amministrazione del comune di Sorano gli spazi
esterni della Fortezza Orsini, a luglio.
E così fu prima
mostra-mercato. Trentatré anni orsono.
Le cose
andarono ancor più alla grande, soprattutto perché riuscimmo a far corpo
(tornerà questo “far corpo”, o se tornerà) noi figli dei fiori, con artigiani
tradizionali, cittadini e visitatori.
Giorno e notte, solo alle 5 di mattina una tregua per le pulizie. Musica, tanta
musica dal vivo, compresa quella della banda del paese, e poi ottava rima,
teatro e animazioni: di nuovo festa e follia e vendite alle stelle.
A fronte di
tanta resa il sindaco di allora pensò bene di proporci patrocinio e
organizzazione. Io mi opposi ferocemente ritenendo l’autogestione
indispensabile per un futuro compatibile, creativo oltre che di risorse. Vinsero
i “commercianti” che poi son diventati sempre più potenti da condizionare l’andamento
stesso della mostra-mercato, con in
prima fila quelli che, dopo essersi fatti vacanze in India, si misero a
importare container di fuffa-usa-e-getta. Io fui sfiduciato da presidente dell’Associazione
e messo in un angolo, rimanendo espositore coi libri di Stampa Alternativa.
La mostra
cambiò pelle e luogo. Divenne mostra di commercianti con una componente
fricchettona, tanto per dar colore, e si spostò in pieno centro storico per far
da stampella e richiamo alla sagra del prosciutto-formaggio e tortello
indispensabile alla sopravvivenza della locale squadra di calcio. Che è
un’altra storia, ancora da riparlarne, a tempo debito.
Otto anni fa
il colpo di scena. Io contribuisco a far eleggere il nuovo sindaco che tutt’ora
governa e lui, fresco di carica, mi dice se voglio occuparmi di una rogna.
Quale rogna? Ma la mostra-mercato, perbacco.
Io ci penso
su, che cominciano anche degli incubi che mi faranno compagnia negli stessi
periodi e decido di accettare la sfida, venticinque anni dopo la mitica prima
edizione. E cosa mi invento per
recuperare quella qualità andata a farsi
fottere? M’invento spazzino, davvero, per far trovare il paese pulito di primo
mattino; m’invento che la piazza storica principale diventi piazza dei bambini, con la vecchia giostra
degli anni ’50 rimessa a nuovo dagli stessi bambini a far da attrazione;
m’invento una cordata di artigiani di antichi mestieri che lavorino
ininterrottamente per recuperare la memoria scomparsa. E altro ancora che non
la faccio lunga di più.
Le trovate,
per così dire, funzionano tanto che la mostra riacquista lo smalto che aveva
perso. E anno dopo anno degli otto della mia direzione, le “trovate” aumentano,
rinnovandosi. Tanto che quella soranese diventa evento nazionale di qualità, in
controtendenza.
Arrivo agli
artigiani artisti: la mia croce, per la loro tendenza a far commercio
esasperatamente che, secondo me, rovina anche il bello delle loro opere. Son
costretto alla guerra estenuante dei posizionamenti, degli orari, delle
depressioni per non aver venduto il primo giorno, per dirne alcune. Poi devo
fare, contemporaneamente, i conti col partito dell’invidia costituito da pochi
cittadini che abbagliati da tanta originalità sbroccano e uno di loro,
consigliere comunale e capo dell’opposizione, ci mette di suo e mi tocca anche
querelarlo.
Siamo alle
ultime battute. Che se fosse per gli
artigiani-artisti-commercianti mi sarei dimesso da organizzatore. E invece,
proprio alla mostra soranese, non solo incontro artigiani artisti che tutto
sono meno che commercianti, ma anche artigiani artisti riciclatori. Gli uni e
gli altri sanno compiere quel miracolo che si chiama “fare corpo”, tra di loro,
con me, più o meno stressato nell’ingrato ruolo di organizzatore tuttofare, e
con i visitatori, oltre che con la maggioranza dei cittadini, salvo quelli del
partito dell’invidia.
Per dire e
concludere che il mio futuro, a Sorano, a Pitigliano o altrove sarà
fondamentalmente con gli artigiani artisti puri e non assatanati dal business e
i riciclatori, adesso che li ho ben frequentati e conosciuti.
E per
invitare chi mi sta leggendo, ed è arrivato eroicamente a leggermi sin qui, a
venire a PITIGLIANO PER LA BEFANA RICICLATA.
ottimo, la biografia di marcello a puntate... attendiamo il seguito e i precedenti :-)
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