lunedì 24 ottobre 2011

Immersi tra profumi balsamici, suoni ancestrali e antiche memorie...


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Immersi tra profumi balsamici, suoni ancestrali e antiche memorie...

di Francesco Di Marco


Se vivete in una grande città, ad esempio Roma, e non ne potete più del traffico,
del lavoro o dei vicini maleducati e rumorosi, forse è arrivato il momento di una piccola vacanza! 
Tranquilli, non serve il passaporto, né un biglietto aereo, bastano poche decine di euro
di benzina o, meglio ancora, un pieno di gpl e, dopo aver infilato curve per 170 km, 
potrete giungere a... Gerusalemme!

La piccola Gerusalemme etrusca
La chiamano così per la presenza di una piccola comunità ebraica che si è integrata, 
nel tempo, in maniera inscindibile con la popolazione locale.
L'importanza e la forza di questa comunità, presente a Pitigliano sin dal XVI secolo,
è però ben rappresentata dal quartiere del vecchio ghetto in cui si staglia la Sinagoga 
e trovano posto il profumatissimo forno Kosher, il suggestivo cimitero sulla statale per 
Manciano e, da quest’anno, un ricchissimo festival sulla letteratura Yddish che si tiene
durante la prima settimana di Settembre e che ha ridato vita a questa importante comunità,
permettendo l’incontro di altre realtà ebraiche provenienti da tutto il territorio italiano e oltre.
Ma a Pitigliano, ogni epoca ha lasciato un segno: etrusca, romana, medievale. 
Ogni popolo che si è avvicendato, ha scavato il tufo creando infinite città sotto la città! 
Cunicoli, pozzi, tombe, colombari... Pitigliano si specchia specularmente sotto se stessa.
E le testimonianze delle antiche civiltà che hanno abitato queste zone sono presenti in tutta l'area circostante,
come i paesi di Sovana e Sorano.
Un labirinto custodito da sentinelle millenarie
Quello che riporta indietro nel tempo però, sono le Vie cave. Pitigliano è circondata,
appena al di sotto della rupe, da un’area boschiva fittissima, insondabile all’occhio umano
a guardarla dall’alto. Affacciandosi tra le arcate dell’Acquedotto Mediceo (realizzato fra il 1636 e il 1639),
diventa irresistibile la voglia di scendere a valle per scoprire il segreto che si cela sotto alle braccia millenarie
di querce e faggi, posti a far da sentinelle al mistero di queste fenditure profonde anche 
più di venti metri, scavate a mano nella calda roccia tufacea dagli etruschi o magari, chissà, 
forse diversi millenni prima da civiltà ancora più antiche. Ciò che si percepisce, quando ci si trova
al buio in pieno giorno, con due pareti di roccia mastodontiche ai lati, è un senso di estraniamento temporale. 
Si respira il profumo balsamico del muschio, alle orecchie arrivano suoni così antichi da 
divenire immaginari cordoni ombelicali ancestrali che si congiungono con quelle civiltà da
cui discendiamo. Da qui si arriva alle grotte, ancora così accoglienti da provocare il timore del 
ritorno di chi le abitava 2500 anni fa, da un istante all’altro. La Necropoli, nei pressi della quale è 
stato allestito il Museo Archeologico all’aperto “Alberto Manzi”, può essere senz'altro considerata 
la Stonehenge italiana di Poggio Rota, dove giganteschi monoliti sono stati innalzati 
misteriosamente a formare il primo osservatorio astronomico preistorico italiano,
scoperto nel 2006 e ancora oggetto di studio da parte della comunità scientifica.

Un covo di artisti 
Appena si risale a monte si viene circondati dall’imponenza dei bastioni a pianta poligonale 
dalla Fortezza Orsini. Di origine aldobrandesca, fu ristrutturata fra il 1543 e il 1545 da Antonio 
da Sangallo il Giovane, per volontà del conte Gianfrancesco Orsini. Nei pressi trova luogo l’elegante 
Palazzo Orsini, anche questo di origine aldobrandesca, fatto ristrutturare dalla nobile famiglia tra la
fine del XV e la prima metà del XVI secolo. Oggi appartiene in gran parte alla Curia Vescovile ed è
sede della Diocesi di Pitigliano, Sovana e Orbetello. Il palazzo ospita due musei, quello Civico Archeologico 
e quello di Palazzo Orsini, unitamente alla Biblioteca e all’Archivio Storico Comunale e alla Biblioteca 
e all’Archivio Storico Diocesano. Lasciando alle spalle gli edifici storici, si entra nel borgo vero e proprio. 
Sulle vie principali del paese si affacciano numerose botteghe di giovani artisti e artigiani che ancora oggi 
vivono coraggiosamente del lavoro manuale e artigianale e che arricchiscono Pitigliano di un valore molto 
prezioso: l’ingegno. Ed è proprio sul concetto d’ingegno che si sviluppa l’idea di Marcello Baraghini,
fondatore della casa editrice “Stampa Alternativa” (quella dei mitici “Millelire”) che, 
con le sua invidiabile riserva di nuove energie e sostenuto da giovani artigiani, ha realizzato
a partire da quest’anno l’avveniristico festival Reciclart – Seconda vita, nella splendida cornice
di una delle più affascinanti piazze del centro storico, intitolata a Papa Gregorio VII. È stata così
inaugurata anche qui la nuova concezione di mostre mercato d’artigianato, fondata sulla rigida
regola che impone a tutti gli O.P.I. (Operatori del Proprio Ingegno) che partecipano all’evento,
di realizzare manufatti a partire interamente da materiali di scarto, mettendo in pratica in questo
modo la forma più pura e intelligente di riuso. Dopo aver passeggiato tra i banchi di questa 
incredibile “fiera”, è quasi d'obbligo fermarsi a fare due chiacchiere con le “Capisottane” 
che popolano a ogni ora le viuzze del paese. Il termine indica in dialetto le donne anziane 
che, sedute gran parte della giornata sulle tipiche sedie impagliate fuori dalle loro case, 
non perdono certo l'occasione di rimanere aggiornate sul via vai del paese e sulle novità...
Ed è con una leggera malinconia che si fa ritorno alla metropoli, dopo aver respirato aria
d’altri tempi che sembra conservare la saggezza e la bellezza del passato e che ci permette 
di guardare con intelligenza rara al futuro... Chissà se siamo più coraggiosi noi a rimanere 
nelle grandi città fra le nostre “comodità” o le tremila anime che hanno scelto di continuare 
a lustrare con i loro passi le vie di questo piccolo dono dei tempi che furono...

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