Marcello Baraghini,e nato 67 anni fa a Civitella di Romagna.
Vive in una casa in campagna a Elmo, nel cuore del territorio etrusco tra Pitigliano, Sorano e Sovana. Accanto al suo casolare ha da poco costruito una Yurta, la tradizionale capanna mongola e ha pubblicato un manuale che spiega come costruirsi questo economico ed ecologico riparo. Nel 1970 ha fondato Stampa Alternativa. Da 8 anni organizza il Festival Internazionale di Letteratura Resistente (quello del 2011 sara dedicato alla letteratura yiddish) che ha ospitato tra l'altro scrittori e poeti come Gary Snyder, Jim Koller, John Giorno, John Sinclair (ex leader delle Pantere Bianche, condannato a 10 anni per 2 spinelli, cui John Lennon dedico un concerto), John Zerzan (teorico dell'anarco-primitivismo).
Con questo manuale - dice Baraghini - ti dico non solo come impaginare il tuo libro, ma anche come venderlo,come scaricare gratuitamente da internet i programmi per impaginare, fare la copertina, la correzione
di bozze, il codice Isbn... metto in grado ogni scrittore di fare a meno dell'editore, e la rivendicazione della
mia inutilita, che poi e il mio sogno, l'utopia, l'autoproduzione.
Strade bianche sono quelle non asfaltate, percorse da esploratori, briganti, guerriglieri... ed e questo
il nome che Marcello Baraghini ha dato alla sua libreria-associazione in via Zuccarelli 25 a Pitigliano,in Maremma.
E una libreria scavata nella roccia, con una scala che porta a diversi livelli sotterranei, grotte e anfratti le cui origini si perdono nella notte degli etruschi. Mentre l'fItalia e ancora sotto chock perchè ha nevicato e si prepara al natale, Marcello Baraghini racconta di sè e dei primi 40 anni della sua creatura, Stampa Alternativa.
ALIAS N. 1 - 8 GENNAIO 2011
«Il futuro non è abbandonare il libro di carta, ma dare
il primato al libro elettronico. Nella mia visione, nella nuova
stagione di Stampa Alternativa c’è il libro senza copyright»
Stampa Alternativa compie 40 anni. Il suo fondatore, Marcello Baraghini, racconta di sé
e della tumultuosa storia della casa editrice. Tra i suoi ricordi l’aiuto che diede alla nascita del «manifesto».
Che facevi al «Mondo»?
Pulivo i cessi, facevo il facchino ma questo mi permetteva di osservare questa scuola di giornalismo, vedere
giornalisti che poi divennero famosi, Forcella, Barbato per esempio, costretti da Pannunzio a riscrivere
lo stesso articolo due, tre, quattro volte fino a essere disperati, in lacrime.
Io mi facevo gli acidi però mi piaceva quel giornale strano, borghese, anche se parecchie cose non mi «tornavano». Ci restai pochi mesi. È lì che conobbi Andrea Barbato con il quale facemmo in quel 1970
due cose, una delle quali riguarda il manifesto. A quel tempo campavo correggendo bozze, con 60 mila lire
al mese. Correggendo le bozze mi innamoro del corpo del libro, della materia del libro. I proto, i linotipisti
nella tipografia dell'Avanti erano compagni, e in molte ore morte appresi molto del socialismo, anche
l'amore per il piombo, e divenni bravissimo a chiudere i giornali in tipografia.
Fu lì che decisi che da grande avrei fatto l'editore. In quell'anno mi chiama Luciana Castellina a il manifesto, e in quell'anno fondiamo con Barbato, Curzi e Ceschia, che ne diventa segretario, il Movimento dei giornalisti democratici. Lì conosco Luciana Castellina come giornalista democratica che mi dice: «al manifesto siamo tutti giornalisti e nessuno ne capisce di tipografia, dacci una mano a chiudere il giornale in tipografia». C'eravamo
io e Trevisani, il grafico, in quei primi mesi. Andò tutto benissimo, salvo il continuo patema di chiudere il
giornale in tempo. Furono 6-7 mesi molto intensi, poi lasciai, ci andavoogni tanto, non prendevo una lira
naturalmente. C'erano stipendi politici,60 mila lire e 30 mila per il mezzo tempo. La difficoltà più grande
era quando avanzava una parola ai fondi di Luigi Pintor. Non riuscivo a tagliare... quella colonna di Pintor
era talmente elaborata, studiata, oltre che efficace, che non mi fu mai possibile tagliare un righino, cosa
che facevo con tutti gli altri con loro totale fiducia. Come giornalisti democratici espugnammo la Federazione della stampa, dove poi sarei dovuto andare a consegnarmi,ma invece mi diedi latitante, quando nel 1976 ebbi il mandato di carcerazione...
Il mandato di carcerazione per cosa era?
Per apologia dell'obiezione di coscienza, 13 mesi, e per apologia dell'aborto,18 mesi. Il 1970 è stato un
anno mitico, con l'entrata in vigore della legge sul divorzio, la nascita del Movimento dei giornalisti democratici, del manifesto e di Stampa Alternativa.
La mia prima condanna fu per un volantone davanti a un distretto militare di Roma, che incitava
all'obiezione di coscienza, che era fuori legge. Vado io perché ero militesente, quindi non c'era l'alibi
del «tu non vuoi fare il servizio...». Mi blindano, mi picchiano, mi portano al secondo distretto e al processo
mi danno 13 mesi, primo secondo e terzo grado. Appena finito il terzo grado scatta la denuncia per Contro
la famiglia, sequestro del libro, processo, 18 mesi senza i benefici. Il che significava che i 18 mesi diventavano
esecutivi in primo grado, per cui sommati ai 13 precedenti, scatta il mandato di carcerazione.
Con Guido Blumir bandimmo una conferenza stampa per consegnarmi alla polizia nella sede della Federazione della stampa. Invece mi diedi latitante. Era il 1976, anno di piombo estremo, vado in giro per
l'Italia, un po' al sud, un po' al centro e dopo un po' i vari compagni che mi ospitano mi dicono «guarda,
per favore, datti...», fino a che arrivo a Sorano dove ritrovo vecchi amici degli anni '60 che avevano da tempo
lasciato la città per andare a vivere in campagna. E vengo accolto, protetto.
Quante denuncie hai collezionato?
Avevo 4 avvocati che mi difendevano gratis, e non bastavano, a fronte di 137 procedimenti per reati di opinione e per i diritti civili. Le fanzine che uscivano a mia firma, oltre ai nostri libri, provocavano continuamente denunce per apologia di reato. Tutti reati di opinione, non c'era banda armata: tutte le testate della lotta armata in Italia mi hanno chiesto di fare il direttore, ma ho rifiutato sistematicamente sostenendo
che ognuna di queste testate aveva giornalisti in seno, e io davo la firma a coloro che non avevano giornalisti.
E poi c'era una mia irritazione verso la sponda violenta, essendo allora e continuando a essere un non violento, la scuola di Pannella mi ha convinto delle ragioni della non violenza.
Ricevi ancora denunce?
Ora ci sono le querele, per diffamazione. Ormai il regime è peggio di quello fascista dice Pannella. Il libro
che mi portò al mandato di carcerazione, Contro la famiglia, era un manuale che spiegava come un minorenne
poteva, avendo subito violenze in famiglia, avviare un percorso alla luce del sole per arrivare alla revoca
della patria potestà.
In base a cosa?
Al Codice Rocco, il codice fascista... pensa al paradosso. Sono orgoglioso della prima condanna per apologia dell'obiezione di coscienza, quella manifestazione probabilmente avviò il percorso che portò al servizio civile. Subito dopo infatti fu fondata la Lega obiettori di coscienza, ma ci voleva quella scintilla. Ora picchiano con le querele, non hanno problemi di denaro e quindi la democrazia muore. Se non ho la possibilità di difendermi dalle querele perché mi spolpano vivo, o perché gli avvocati costano troppo, e metto per primo perché gli avvocati costano troppo, muore la democrazia in questo paese.
Sei stato il primo a pubblicare
in Italia qualcosa di Albert Hofmann...
La mia idea è che per capire le sostanze che accompagnano la mia vita e la vita di Stampa Alternativa devo
far parlare gli scopritori di quelle sostanze, in primis Hofmann. Con un «Millelire» faccio parlare lo scopritore
dell’Lsd: pubblico Viaggi Acidi - tiratura mezzo milione di copie - che è un estratto del suo Lsd il mio
bambino difficile. Non avevo i soldi per pubblicare tutto il libro. In seguito riuscii a realizzare un mio grande
sogno e feci venire Hofmann in persona per una serata alla biblioteca Sormani di Milano, con un’aula gremita
di punkabbestia e ricercatori del Cnr, metà in piedi abbrancati ai muri, e non volò una mosca. Lui venne in treno, andammo a prenderlo alla stazione, m’aspettavo un 90enne stanco, niente, tranquillo. Il giorno dopo io e Roberta, la mia compagna allora, lo accompagnammo a Lodi da un suo amico ricercatore di quando aveva lavorato nei laboratori della Roche di Lodi. La strada era affollatissima, ci mettemmo un’ora e mezza e lui ci raccontò tutto il suo ‘900, lui studente, lui poco più che bambino, le guerre, il nazismo, una lezione di storia... e a un certo punto chiede a Roberta di inchiodare, di fermare la macchina, noi pensiamo che deve andare in
un bar a fare pipì, invece andò a comprare un mazzo di fiori per Roberta.
Era così Hofmann. La mia idea è stata: i miei miti li invito a casa mia. In modo che non devo andare
io da loro, giro poco, ho smesso di girare dopo gli anni ’60. Questa è la mia idea, ospitarli e accoglierli alle
mie condizioni, che sono di estrema povertà... budget da aerei a pedali.
Torniamo in Maremma...
Nel 1976 approdo in Maremma, latitante. L’anno dopo c’è l'amnistia e fondo con altri compagni la cooperativa Terra Rossa, per avere in adozione un terreno dell'Opera Pia di Pitigliano che si chiamava Terra
Rossa. Non ce lo danno, perché il Pci fa la guerra alla cooperativa Terra Rossa. Mi riprende voglia di fare
libri e fondo la seconda Stampa Alternativa, quella dei libri per la libreria. I primi libri me li faccio da solo,
li vado a stampare a Terni in pullman o in treno, ne porto un po' di copie a Roma alla libreria L'Uscita e
da Feltrinelli, dove intercetto anche Giangiacomo... finché vanno talmente bene che lancio un appello
per darmi una mano. Dei vecchi amici figli dei fiori accetta solo il mio attuale amministratore delegato
della società che gestisce i libri di Stampa Alternativa, si chiama Nuovi Equilibri, che nei primi '80 esce
dalla sua comune, lascia la sua casa di campagna, viene a fare l'organizzatore e ci impiantiamo a Viterbo.
Continuo ad abitare in Maremma, faccio il pendolare con Milano dove avevo un piccolo ufficio in via Zecca
Vecchia, era la sede dei primi radicali e della prima Lega per l'aborto, quella di Adele Faccio e Emma
Bonino. La casa editrice ha varie fasi, invento i libri «Millelire», che è la fase più tumultuosa, fino a che arriviamo alla nuova Stampa Alternativa che rimane in libreria prevedendone la fuoriuscita non perché non
ci vogliamo rimanere ma perché non ci fanno restare. Ci stano cacciando, Feltrinelli non vuole i «Millelire
» perché ci guadagna troppo poco e perché i contenuti non sono quelli dell'establishment. Ci sono due fatti da rilevare successi in questi anni: primo Berlusconi che rapina Mondadori, col dolo, c'è ancora il processo. Lui e gli uomini del suo marketing, prima Tatò, poi Gian Arturo Ferrari, cambiano le regole, che sono quelle intanto di espellere la qualità dai loro cataloghi, poi sovietizzare all'incontrario e indirizzare le loro grosse case editrici - e sull'onda le altre si adeguano - al consumismo più becero, più acritico, i Camilleri, i Moccia. Le regole vengono poi imposte anche alla catena distributrice. La seconda disfatta è quella della critica letteraria, asservita. Negli anni '70, '60 i critici erano di parte ma onesti, il lavoro per cui erano pagati lo facevano. Ora è una critica pagata dalla grossa editoria, che non lascia una riga agli indipendenti. In questa situazione è chiaro
che non sto ad aspettare che mi sparino alla tempia, e prevedo una nuova Stampa Alternativa per i prossimi
40 anni, rimanendo in libreria col coltello tra i denti.
La rivoluzione dei «Millelire» è stata di portata planetaria, e uno immaginerebbe che «Stampa Alternativa» abbia fatto soldi a palate... Abbiamo venduto 22 milioni di «Millelire», ma devi considerare che la filiera che porta il libro in libreria si becca il 70%. Sì abbiamo avuto un boom in quegli anni, da un fatturato di 600 milioni passammo a 3-4 miliardi nell'arco di un anno o due, però fummo cattivi organizzatori, non avevamo cultura
d'impresa, e tutto si sgonfiò improvvisamente,quando entrò Newton Compton a proporre cattivi «Millelire
». I librai cacciarono via noi per accogliere quei «Millelire» con la copertina a colori e 100 pagine. Per
noi fu una disfatta, rifondai la casa editrice con una serie di nuove collane, soprattutto Eretica. Quella collana
supereconomica della Newton Compton è poi fallita, invece nonostante Feltrinelli rifiuti i «Millelire»
perché abbassano lo scontrino medio, ora siamo tornati in classifica, per quello che valgono le classifiche,
siamo al primo posto dei supereconomici. Abbiamo sempre navigato su un binario doppio, qualità e
prezzo, solo che quando ho il 70% del prezzo di copertina che va alla filiera distributiva e i soldi delle poche
o delle tante copie vendute ci arrivano dopo che abbiamo dovuto pagare tutti, vuol dire che siamo
ostaggio delle banche, che ora stanno chiudendo i rubinetti e pare non vogliano più anticiparci i soldi
per la carta. E allora ecco la nuova stagione di Stampa Alternativa, prima che sia troppo tardi, che parta il
colpo, come in quella famosa foto del vietnamita inginocchiato col generale che gli sta per sparare alla
tempia. Noi siamo editori in ginocchio piegati alla fascistizzazione dell'editoria. La grossa editoria e la
grossa distribuzione hanno fascistizzato la cultura libraria, la letteratura, la saggistica. Una possibilità
per il futuro è che il libro esca da questo mercato per riproporsi in un mercato parallelo, con altre modalità.
In due parole, il libro elettronico e l'abolizione del copyright. Si è concluso da poco l’VIII° Festival
internazionale di Letteratura Resistente organizzato da «Stampa Alternativa»... È stato aperto da tre donne, una verduraia, una contadina e una donna di Scansano. Franca Piccini ha un negozio di verdure a Sorano e scambia ricette con altre donne. Da questo scambio è nato Il quaderno di Franca, è un quaderno dove lei ha
raccolto le sue ricette e quelle delle altre donne del paese. Quindi un libro di popolo, scritto dal popolo,
che il popolo ha premiato comprandone, all’edicola di Sorano, quindi nell'arco di una piazza fisica, mille
copie. Il che vuol dire un libro a chilometro zero. Poi c’è il libro di una contadina che racconta la sua infanzia,
il padre minatore che muore in miniera, lei che viene adottata dalla padrona della miniera non per beneficienza
ma per farla diventare sua serva... racconta una stagione della sua vita con la sua lingua, e diventa per questo scrittrice. Non è Camilleri, non è Baricco, è la verduraia, la contadina, la carbonaia, che si raccontano e usando la loro lingua diventano scrittrici. Questo VIII° festival, itinerante tra Sorano, Montebuono, Pitigliano con 6-7 eventi nell'arco di due giorni, tratteggia il futuro, che è fatto da una parte dal libro a km. zero, del ritornare al comprensorio o addirittura a una strada, una piazza, una bottega, perché lì può succedere la piccola rivoluzione culturale di quel territorio. Si reintroduce cultura a partire dalla vita degli ultimi, degli umili,
dei senza voce, che la voce ce l'hanno ma non hanno letteratura. E l'altra è il libro elettronico. Il futuro secondo me non è abbandonare il libro di carta, ma ripartire dando il primato al libro elettronico, che nella
mia visione della nuova stagione di Stampa Alternativa è quella del libro privo di copyright. Finalmente
dopo 40 anni posso esaltarmi con un progetto che azzera la proprietà sul libro di qualità, che deve essere
consegnato su internet all'umanità. Tenendoci pronti noi, in seconda battuta, a proporlo su carta e a offrirlo
a un prezzo calmierato grazie alla mancanza di intermediazione. Se non ho intermediazione questo libro
che dovrei far pagare 18 euro, lo posso vendere a 9, a 6 euro. Lo snodo è questo, lo offro gratis su internet
in quantità illimitata, nella convinzione che chi lo legge poi lo vuole anche acquistare, perché ne vuol
far dono o lo vuole avere nella sua biblioteca. Se vai su www.riaprireilfuoco.org, trovi nostri libri già leggibili
e scaricabili gratuitamente. Il nomedel sito viene dall'ultimo libro di Luciano Bianciardi. Sto delineando
un percorso che non è antagonista al passato, è valore aggiunto. Io continuo, resisto coi libri con i codici a
barre perché è la mia storia, però prevedo un futuro fatto sempre più di libri che non si troveranno in libreria,
saranno consegnati all'umanità gratis, scaricabili e leggibili, con una opzione: amico questo libro è disponibile anche su carta, con la qualità di Stampa Alternativa, e te lo posso proporre a metà del prezzo che troveresti in libreria (ma che non trovi più perché non c'è) perché non ho più le spese di distribuzione, che regalo a te, non le monetizzo. Uno dei nostri slogan è «dal libro sfinito», quello dell'editoria attuale,i best seller, le fighe, le tette, i Camilleri etc. «al libro infinito» e ai nipotini scellerati dei «Millelire», i «Bianciardini», in onore a Luciano
Bianciardi. Sono libri senza codice a barre che costano «almeno un centesimo», proposti su internet, sono
racconti, saggi, in foliazione minima, 16 pagine. «Almeno un centesimo » significa che non ne spedisco
uno alla volta, solo il francobollo costa 60 centesimi, ma 100 alla volta. La proposta è: te ne mando 100 poi
fanne quello che vuoi, non c'è ricevuta, non c'è resa, tu diventi distributore e quando vuoi mi mandi in
busta qualcosa del ricavato. Il miracolo è che dopo centinaia di migliaia di copie dei primi titoli, per la prima
volta nella mia storia editoriale ho i soldi per la carta per i prossimi libri. Chi riceve il pacco da 100 copie,
incassa talmente tanti soldi che raramente manda solo un euro, la media è 5,10 euro, i lettori diventano
complici, appassionati alle iniziative. L'idea è quella di un editore diffuso, dove ognuno è editore. Non è
Stampa Alternativa che cambia pelle, continua a fare quello che ha sempre fatto ma apre una strada - si
chiama Strade Bianche - di sperimentazione, in previsione di una crisi di presenza in libreria, attraverso
internet e la responsabilizzazione del lettore che diventa distributore e promotore e finanziatore. Internet
è il gommone, la ciambella di salvataggio, il cavallo di Troia per diffondere e comunicare... Ma c'è
una totale divergenza con quanti lavorano sugli eBook, i libri elettronici, loro vogliono farli pagare poco
meno di quelli cartacei, è una truffa, una grande truffa come con la musica, te ne regalano un po' per
farti poi comprare il cofanetto con le firme... no, io dall'inizio voglio proporti un patto di guerriglia.
Come sai «il manifesto» sta attraversando un momento molto difficile…
Forse è una battuta, ma rinunciate ai soldi pubblici. Nel 1970 era la follia al manifesto: io facevo un po' di
ore su da Michele Melillo per preparare la chiusura in tipografia, arrivavo alle tre e vedevo arrivare una
quantità di compagni e una quantità di soldi in busta che finanziavano il giornale. Il giornale non aveva soldi,
io andavo alle assemblee dei giornalisti democratici, gli spiegavo che noi del manifesto facevamo un quotidiano senza soldi e si mettevano a ridere. Il giornale uscì e si affermò. Era un giornale di popolo, oggi che
giornale è? Comunista? Ma che vuol dire? Io parto dalla morte delle ideologie, il manifesto rimane aggrappato
a quella dicitura, ma dov'è il popolo? Il mio suggerimento è provate la sfida finale prima di morire, rinunciate
ai soldi pubblici, ripartite da zero, rinfocolate con i contenuti e con la passione quello che avete
fatto tanti anni fa. Giocatevela questa sfida piuttosto che aspettare che tolgano l'ossigeno. Ricominciate a
provocare. Io sto cercando di fare esattamente questo nel mio piccolo. Se continuo a crogiolarmi, a dirmi
che sono bravo, che faccio i libri migliori, che costano di meno, muoio tra un anno o due. Ma non sono
rassegnato, anzi prevedo uno scenario futuro che non è mai stato così promettente per me che sono ancora
indignato, incazzato, esasperato ma che ho voglia di lottare, di scontrarmi frontalmente, e comincio da
alcuni simboli: per il manifesto è il finanziamento pubblico, per me è il codice a barre.
ALIAS N. 1 - 8 GENNAIO 2011
LA SUA BIOGRAFIA LA TROVI ANCHE SU WIKIPEDIA